“Le imprese potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della CIGO quando il termometro supera i 35° centigradi”. È quanto si legge sul comunicato stampa dell’Inps, che insieme all’Inail ha pubblicato le linee guida per prevenire il rischio di infortuni dovuti al forte caldo. La decisione arriva dopo la morte dell’operaio Luca Cappelli, venuto a mancare sul luogo di lavoro a Rivoli, alla Dana Graziano, proprio a causa del caldo. Nella nota si sottolinea che “le imprese potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della Cassa Integrazione quando si superano i 35 gradi. Ai fini dell’integrazione salariale possono essere considerate idonee anche le temperature “percepite””.
Come richiedere la CIGO
L’Inps precisa che l’azienda nel richiedere la CIGO “deve solo indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e specificare il tipo di lavorazione in atto nelle giornate medesime, mentre non è tenuta a produrre dichiarazioni che attestino l’entità della temperatura, né a produrre i bollettini meteo”.
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale indica come lavori a rischio la stesura del manto stradale, i lavori di rifacimento di facciate e tetti, i lavori all’aperto che richiedono indumenti di protezione e tutte quelle fasi lavorative che avvengono in luoghi soleggiati o che “comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore”.
Il progetto Worklimate
Inail ed Inps hanno stilato un vero e proprio decalogo per prevenire le patologie da calore sul logo di lavoro. Nella guida vengono indicati come sintomi “i crampi, la dermatite da sudore, gli squilibri idrominerali fino al colpo di calore, che può comportare aritmie cardiache e l’innalzamento della temperatura corporea oltre i 40°”.
L’Inail attraverso il progetto Worklimate che ha come obiettivo quello di approfondire – grazie alla banca dati infortuni dell’ente – le conoscenze sull’effetto dello stress termico sui lavoratori suggerisce ai lavoratori di vestirsi con indumenti leggeri, di bere acqua fresca ogni 15 minuti e di non lavorare a pelle nuda. Ai datori di lavoro si chiede di riorganizzare i turni e di mettere a disposizione degli operai distributori di acqua e zone in ombra per le pause.