Un referendum naufragato in un flop che era inevitabile, o quanto meno prevedibile. I cinque quesiti referendari sulla giustizia non hanno appassionato gli italiani che, secondo i sondaggi che hanno preceduto la chiamata alle urne di ieri, si erano dichiarati non essere in grado di comprendere l’impatto dei quesiti.
Quorum non raggiunto
Il quorum, dunque, è lontanissimo dall’essere raggiunto: alle 12 di ieri aveva votato solo il 6,6% degli aventi diritto e alle 12 non si avvicinava al 15%.
Mentre sono ancora in corso gli spogli dei voti, che si concluderanno nella mattinata di oggi, secondo i dati del Viminale l’affluenza definitiva è stata di poco superiore al 20.9%. Nel dettaglio: Al primo quesito (“Incandidabilità dopo condanna”) l’affluenza è stata del 20,95%; al secondo quesito (“Limitazione misure cautelari”) l’affluenza è stata del 20,93%; al terzo quesito (“Separazione funzioni dei magistrati”) l’affluenza è stata del 20,93%; al quarto quesito (“Membri laici consigli giudiziari”) l’affluenza è stata del 20,92%; al quinto quesito (“Elezioni componenti togati CSM”) l’affluenza è stata del 20,92%.
Affluenza mai così bassa
Un’affluenza così negativa non si era mai registrata in Italia, dove dal 1946 ad oggi si sono svolti 73 referendum: 67 abrogativi, uno istituzionale, uno consultivo e quattro costituzionali.
Oltre alla complessità dei quesiti, la chiamata alle urne non è stata certo accompagnata da una campagna referendaria consistente. Piuttosto, si è svolta in sordina, senza una vera mobilitazione partecipata dei partiti. L’argomento intricato, poi, avrebbe dovuto essere accompagnato da altri due quesiti, quello sul fine vita e quello sulla cannabis. Argomenti che avrebbero mobilitato maggiormente il dibattito politico e mediatico, oltre che la popolazione, perché temi più sentiti dagli italiani. Basti pensare che negli ultimi anni, il quorum è stato raggiunto solo nel 2011, quando gli elettori sono stati chiamati a rispondere su quesiti ritenuti importanti – e di facile comprensione – come l’abrogazione della gestione privata dell’acqua e sul nucleare.